Oggi si parla molto di sostenibilità, una parola entrata nel vocabolario quotidiano di moltissime persone. Tuttavia, a dispetto del fatto che sia sempre più popolare e diffusa, la parola “sostenibilità” esprime e racchiude in sé una complessità che abbraccia molti aspetti del progetto di architettura e design. Cos’è, dunque, un progetto sostenibile? E quali sono le best practice che si possono adottare, per progettare in modo sostenibile? Un evento internazionale è stata l’occasione per raccogliere le riflessioni e le esperienze di sei architetti, provenienti da diverse realtà, che ci hanno illustrato il loro punto di vista su sostenibilità e progetto.
Negli ultimi anni, i clienti chiedono di avere progetti più sostenibili? Cosa si aspettano da un architetto, quando affrontano un nuovo progetto? Si interessano degli aspetti della sostenibilità, o lo considerano un aspetto secondario?
“Nei progetti di interior design, raramente i clienti chiedono spontaneamente di avere progetti sostenibili” – spiega Marzia Dainelli socia di Dainelli Studio (studio attivo nell’interior e nel product design) – “al contrario, è lo studio che in genere si propone in modo proattivo, anche sul tema della sostenibilità. Questo perché, a volte, la sostenibilità è vissuta un po’ come una barriera, anziché un’opportunità per migliorare i progetti. Questo genera una certa diffidenza, un retaggio che associa il progetto sostenibile a qualcosa di più costoso e se fare un progetto più sostenibile, per combinazione, ne aumenta il prezzo, sembra che i clienti non sentano l’urgenza di essere più sostenibili. Nel settore dell’industrial design, invece, possiamo tranquillamente affermare che l’attenzione alla sostenibilità ha ampi margini di miglioramento. Tessuti, rivestimenti e qualche parte interna nella fabbricazione degli imbottiti sono in materiali sostenibili, riciclabili, anche se, in generale, sembra che il design dei processi e la logistica non prestino ancora molta attenzione alla sostenibilità che, a mio parere, resta più un argomento di discussione che un fattore reale che incida davvero sulla qualità dei progetti”.
Che pratiche possono essere adottate per migliorare la sostenibilità in tutti i processi?
“Ho sempre avuto una tendenza naturale al riciclo” – ci racconta Alessia Garibaldi, partner di Garibaldi Architects, studio di architettura con una forte impronta artistica – “quand’ero piccola, per esempio, dopo aver letto i fumetti, li lasciavo sulle panchine, affinché qualcun’altro li potesse leggere. L’idea di sprecare è sempre estranea alla mia natura e, come architetto, ho una tendenza naturale a recuperare e riciclare materiali e oggetti. Penso che sia importante adottare la pratica di riutilizzare i materiali e gli arredi già esistenti, donando loro una nuova vita. I nostri committenti, oggi, soprattutto nel settore alberghiero, hanno obblighi per ciò che riguarda i requisiti di progetto, ma non solo. La possibilità di risparmiare è una delle richieste più frequenti che si trasforma in un’opportunità di progetto per mettere in pratica principi di sostenibilità. I pavimenti di legno, per esempio, spesso possono essere recuperati, anziché sostituiti. Quello che vorrei sottolineare, però, è che un tempo l’architettura era molto più sostenibile, rispetto ad oggi. Nel passato, infatti, si costruiva con muri di mattoni spessi, realizzati con materiali del territorio in cui sorgeva la costruzione. Negli ultimi decenni, invece, l’architettura ha puntato verso edifici molto energivori che, a volte, sono esercizi di stile più che progetti di architettura. Credo che si dovrebbe tornare a un’architettura più autentica, ricominciando dall’università”.
Che relazione hanno tra loro innovazione e sostenibilità?
“Spesso la ricerca di sostenibilità conduce a sperimentare” – spiega Federica De Leva dello studio GBPA Architects – “I nostri clienti sono per la maggior parte istituzioni o grandi aziende con un’immagine sociale e pubblica molto forte e connotata. Dunque, sono molto sensibili verso la sostenibilità, che nei loro progetti risulta quasi un obbligo, sia per il rispetto dei requisiti richiesti dalle normative, sia per precise esigenze di comunicazione, a sostegno della loro immagine pubblica. La consuetudine di lavorare con clienti istituzionali, molto attenti agli aspetti della sostenibilità, conduce lo studio ad avere lo stesso approccio anche verso i clienti privati che, in genere, apprezzano quest’attenzione alla sostenibilità dei progetti. Il loro interesse si manifesta anche nel modo in cui si appassionano al progetto e nella puntualità delle loro domande anche in merito alle caratteristiche dei materiali di nuova concezione, come la loro durata o il loro costo. È uno scambio molto proficuo, sia per lo studio, che ha così la possibilità di sperimentare nuovi materiali e nuove tecnologie, sia per i clienti, che hanno la possibilità di accedere a progetti più innovativi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Alberto Lessan, di Balance Architettura. “Tra i nostri committenti attuali ci sono molti enti e aziende, racconta, e in questo periodo abbiamo progettato e seguito diverse sedi aziendali e ambienti di lavoro. Direi che praticamente tutte le committenze ci hanno chiesto un continuo e crescente rispetto di requisiti di sostenibilità. La sostenibilità, tuttavia, deve essere ben dosata, a monte, con efficaci criteri progettuali. Non è sempre detto che i progetti sostenibili siano più costosi, anzi, se si seguono alcuni principi, i progetti sostenibili possono addirittura costare meno. La cosa importante è che un progetto nasca già sostenibile, nel processo generativo, e non sia modificato in corso d’opera. Per esempio, si deve progettare pensando all’uso di materiali in modo corretto, per le loro peculiarità e i loro requisiti intrinseci. Se si usano i materiali forzando le loro caratteristiche, già si fa un’operazione poco sostenibile. Ma il discorso di fondo è che l’architettura deve recuperare la sua funzione, e non si deve usare la tecnologia per correggere errori che derivano da un progetto non corretto. Progettando in modo corretto, a volte si scopre che non servono impianti particolarmente sofisticati, per essere veramente sostenibili. Naturalmente, la collocazione di un edificio svolge un ruolo; quando si interviene su una costruzione esistente, si deve lavorare con una situazione vincolante. Tuttavia, alcuni correttivi si possono applicare sempre. Penso che sia importante cominciare a distinguere alcuni concetti fondamentali: una cosa è un progetto sostenibile, un’altra il risparmio sui consumi. Spesso le due cose vanno insieme, ma non necessariamente. Ma per convincere i clienti che investire in materiali di provenienza più sostenibile, spesso più costosi, sia vantaggioso, spesso è utile puntare sul risparmio dei consumi che avverrà dopo. E torniamo al punto di partenza: un buon progetto iniziale, offre numerosi vantaggi, che si vedranno successivamente”.
I clienti più giovani sono più sensibili all’argomento sostenibilità?
“Il nostro studio sviluppa prevalentemente progetti di interior design per clienti privati tra i 30 e i 40 anni, ma la richiesta di progetti sostenibili, in realtà, non è all’ordine del giorno” – racconta Andrea del Pedro Pera dello studio Atomaa – “Questo, a nostro avviso, accade principalmente perché, in genere, si tende ad associare la sostenibilità alla tecnologia che viene percepita come ‘soluzione progettuale’ costosa. In realtà, per realizzare un progetto sostenibile non è necessario inserire chissà quali tecnologie, anzi, molto più spesso, il buon senso e l’applicazione dei principi della buona architettura contribuiscono a rendere un progetto molto più sostenibile di un altro. Come esempio concreto, posso citare una recente ristrutturazione di una baita, trasformata in residenza” – prosegue Andrea del Pedro Pera – “Anziché abbattere e ricostruire la struttura con materiali nuovi, abbiamo smontato completamente la costruzione esistente, riutilizzando tutte le pietre esistenti per la nuova costruzione e aggiungendo altre pietre dagli scavi delle fondazioni per l’ampliamento. Così facendo, abbiamo abbattuto una buona parte di costi di trasporto e abbiamo ridotto la produzione di scarti e rifiuti, che sarebbero stati comunque da smaltire. Bisogna ammettere che la scelta si è rivelata più costosa, e ha richiesto più tempo. Demolire e sostituire costa meno ed è più veloce, ma, oltre ad aver raggiunto un risultato estetico molto gradevole, il cliente si è sentito psicologicamente molto più a suo agio, sapendo di non avere contribuito a creare altro inquinamento. Forti del successo di questo e altri progetti simili, stiamo cercando di applicare questo approccio anche in piccoli appartamenti nel centro della città”.
“Non è facile stabilire cosa sia un progetto sostenibile” – afferma Alfredo Vanotti, architetto fresco vincitore del premio Dedalo Minosse – “A volte, i clienti chiedono una casa sostenibile, pensando solo a un edificio realizzato con pannelli fotovoltaici o con un cappotto esterno. Il nostro compito, in qualità di architetti, è di spiegare che queste soluzioni non sono obbligatorie per ottenere una casa più sostenibile. La sostenibilità, a mio avviso, implica lo studio del contesto in cui si inserisce il progetto, l’orientamento, gli agenti atmosferici, l’uso dei materiali, meglio se tipici del luogo. Di recente, ho progettato la ristrutturazione di una casa in montagna, basando l’intervento sul recupero di tutta la pietra esistente e sullo studio dell’orientamento per sfruttare al massimo la luce naturale. Grazie a un lucernario, infatti, siamo riusciti a portare luce e sole all’interno, migliorando sensibilmente l’illuminazione. Certamente, a volte è necessario intervenire con la tecnologia, ma è importante sottolineare che la tecnologia non può risolvere un progetto nato male. Inoltre, l’uso di materiali più naturali e con meno trattamenti, che non alterano la loro funzionalità, è più sostenibile, materiali usati meglio e con meno trattamenti durano più a lungo, e questo è già più sostenibile. Non è facile stabilire se un progetto così realizzato sia, in effetti, più costoso, perché la sua unicità non consente termini di paragone con altri progetti. I clienti sono soddisfatti e apprezzano queste soluzioni, consapevoli che l’utilizzo di materiali locali, o naturali, consente di risparmiare energia e costi per lo smaltimento”.
CREDITI
Intervista di Roberta Mutti per Culture Club
– Foto di copertina e Foto 1: Residenza sostenibile di Alfredo Vanotti
– Foto 2,3: Casa toscana (PT) di Studio ATOMAA
– Foto 4,5: Chromavis Headquarter, Offanengo (CR) di Garibaldi Architects
– Foto 6,7: Appartamento “Tamburini” di Dainelli Studio. Foto di Carolina Gheri
– Foto 8: Amazon Headquarter di GBPA. Foto di Oskar Da Riz