LUCA MOLINARI NE HA RIPERCORSO LA STORIA CON MONICA PEDRALI, SECONDA GENERAZIONE E OGGI CEO PEDRALI, INSIEME AL FRATELLO GIUSEPPE.
Luca Molinari | Pedrali quest’anno compie i suoi primi sessant’anni grazie al lavoro e all’iniziativa del suo fondatore, Mario Pedrali, e negli ultimi tre decenni, di te e tuo fratello Giuseppe. Quali consideri essere i caratteri fondanti e resistenti della vostra azienda?
Monica Pedrali | I caratteri resistenti di Pedrali nel corso degli anni sono stati la capacità di rinnovare la fabbrica mantenendo una produzione 100% italiana, aprendosi a nuovi settori e mercati attraverso una serie di innovazioni significative, tenendo ben salde le nostre radici e puntando costantemente a una crescita qualitativa, prima ancora che quantitativa. Inoltre, Pedrali è un luogo dove accogliere i giovani e poter insegnare loro competenze. Questo è stato possibile anche grazie alla generosità delle persone che hanno trasmesso valori e saperi alle nuove generazioni e Mario, in questo, può essere preso come esempio: è stato fin da subito molto generoso nel lasciare spazio a me e a Giuseppe quando siamo entrati in azienda. Un altro tratto distintivo che, nel panorama dell’arredo di design, differenzia Pedrali è la capacità di trovare spazio in settori diversi tra loro, creando in ognuno di questi rapporti di fiducia con i clienti che, da decenni, continuano ad acquistare da noi. Una visione all’avanguardia è quella che Mario ha sempre avuto, sin dall’inizio, in tema di promozione dell’identità di marca. Inizialmente l’ha atto a livello locale, con fiere e sponsorizzazioni, poi negli anni ’80 e ’90 con le fiere internazionali e, a seguire, con il Salone del Mobile, la fiera più importante al mondo del nostro settore che rappresenta per me un momento di pura felicità. È l’occasione per incontrare persone, confrontarsi con altre realtà, vedere i frutti del lavoro di tutto l’anno, ed è fonte di grande soddisfazione. Pedrali per me è bellezza, tradizione, innovazione, ma prima di tutto è una community di persone che con entusiasmo e impegno portano avanti un obiettivo comune: quello di produrre arredi di qualità che durino nel tempo e che portino la bellezza nei luoghi in cui viviamo.
L.M. | Come racconteresti la crescita dell’azienda, la sua organizzazione e storia?
M.P. | Mio padre Mario è sempre stato un creativo, una fonte di idee che poi, con il tempo, si sono rivelate interessanti e geniali. Quando io e Giuseppe siamo entrati in azienda abbiamo iniziato la collaborazione con i designer, attività che ci ha permesso di sperimentare e vivere esperienze che andassero oltre i confini dell’azienda e questo ci ha portato a sfide sempre più ambiziose nello sviluppo e produzione di prodotti, pensati per essere, al tempo stesso, innovativi e duraturi. Inoltre dallo scambio con il nostro ufficio ricerca e sviluppo sono nate delle bellissime idee anche dal punto di vista produttivo e di ingegnerizzazione dei prodotti. È proprio dal confronto che abbiamo capito quanto la sostenibilità di un prodotto si possa definire già in fase di progettazione: scegliere in che materiale realizzare un prodotto, quali tecnologie utilizzare e quale packaging adottare, piuttosto che la disassemblabilità del prodotto stesso, sono le scelte che fanno la differenza. Quando abbiamo iniziato a produrre gli arredi in legno nel nostro stabilimento di Manzano, l’input che abbiamo dato ai designer è stato quello di utilizzare meno materia prima possibile e quindi di preservare questo materiale prezioso attraverso un uso ponderato. Negli anni abbiamo sperimentato l’utilizzo di diversi materiali anche combinati tra loro, portandoci a diversi cambiamenti che ci permettono di produrre oggi arredi in metallo, legno, imbottiti e intrecciati. La sostenibilità è un carattere importantissimo, una pietra miliare per noi. Per i prodotti in legno, per esempio, abbiamo deciso di utilizzare legno proveniente da foreste certificate gestite in modo corretto e responsabile, quindi certificati FSC® C114358. Abbiamo inoltre scelto di utilizzare vernici a base acqua composte per lo più da resine di derivazione vegetale. Nel 2020 abbiamo presentato le prime sedie in polipropilene riciclato: 50% da scarto di materiale post consumo e al 50% da scarto di materiale industriale. Dal 2018 abbiamo avviato lo studio di Corporate Carbon Footprint ottenendone nel 2019 la certificazione secondo la norma UNI EN ISO 14064-1:2019. Inoltre continuiamo a puntare molto sulla sicurezza nella fabbrica e sulla responsabilità sociale e questa sarà la nostra direzione costante. La nostra produzione, inoltre, al fine di ridurre gli sprechi di materia prima, è improntata in ottica just in time e questo ci ha portato a sviluppare prodotti personalizzati, realizzando esattamente quanto necessario e soddisfando le richieste di architetti e interior designer. Questo ci ha portato al vero grande salto di qualità: passare dalla vendita di prodotti alla realizzazione di progetti, dandoci tutt’oggi grandi
soddisfazioni.
L.M. | Uno dei contributi più rilevanti che hai portato a Pedrali è stato l’incremento dell’internazionalizzazione dell’azienda e dei suoi mercati. Ci vuoi spiegare la ragione di questa scelta?
M.P. | In merito all’internazionalizzazione, devo ringraziare mio Mario che mi ha trasmesso la passione per i viaggi e per le culture che portano al confronto e all’incontro. Il compito che mi è stato affidato, quando sono entrata in azienda, è stato quello di sviluppare mercati emergenti e per farlo è stato necessario avere un prodotto con un gusto internazionale, democratico, oltre ad
avere una capacità produttiva, un’organizzazione logistica, ma soprattutto collaboratori che trasmettessero la cultura e il saper fare italiano, rafforzando la percezione del Made in Italy nel mondo. Per questo mi sono circondata di persone con le quali è nata una vera alleanza, agenti, rivenditori, e successivamente gli incontri con chef stellati, investitori di grandi progetti di uffici, di hotel e tutto questo ha permesso a Pedrali di essere un link di connessione tra il progettista, l’investitore, la fabbrica e il product designer. Oggi Pedrali esporta in più di 100 paesi e questo è stato possibile grazie alla capacità produttiva, all’organizzazione logistica, ma soprattutto grazie al personale commerciale, sia interno che esterno, che prima ancora di promuovere Pedrali è ambasciatore della cultura italiana, apprezzata in tutto il mondo. La sfida per il futuro è quella di essere pronti a cambiamenti sempre più veloci e alla gestione di un mercato sempre più complesso.
L.M. | Quindi come descriveresti il Made in Italy oggi?
M.P. | Il Made in Italy è qualcosa di unico che non si può riprodurre altrove. Nel nostro territorio troviamo la cultura dell’arte, della bellezza, che si diffonde anche negli ambienti del vivere quotidiano, ma troviamo anche molta esperienza dal punto di vista tecnico e dei macchinari, della creatività. Tutto questo ci rende unici. Made in Italy non è solamente sinonimo di tecnologie all’avanguardia che abbiamo in Italia, di macchinari interconnessi o di digitalizzazione, ma conduce anche al saper fare italiano, fatto da manualità e artigianalità. È fondamentale riuscire a trasmettere questo patrimonio alle prossime generazioni, per preservare il know-how del nostro territorio.
L.M. | Pedrali da sempre agisce come parte di una comunità più ampia in cui interviene anche come patrona di cultura e progetti educativi nel territorio. Ce ne vuoi parlare?
M.P. | Una caratteristica di Pedrali è stata anche quella di creare un’organizzazione capace di accogliere nel suo percorso i giovani, di insegnare competenze affiancate a persone con più esperienza e farli appassionare al settore arredo. Quindi, sebbene l’azienda sia dotata oggi di macchinari interconnessi e molta digitalizzazione, c’è ancora bisogno di preservare la manualità che è il valore aggiunto trasmesso dalle persone che, giorno dopo giorno, rendono questo settore riconoscibile in tutto il mondo. Da sempre diamo valore al territorio che ci ospita e nel quale siamo nati, portando avanti, ormai da diversi anni, le iniziative “#Pedrali4art”, “#Pedrali4culture”, “#Pedrali4education” che ci permettono di entrare in contatto con le università e gli istituti scolastici per riuscire a comunicare ai ragazzi quanto la manifattura italiana sia importante e quanto il settore arredo sia uno dei più trainanti del nostro paese e della nostra economia. Nell’anno di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura 2023 abbiamo intensificato ancora di più le collaborazioni che già da diversi anni portiamo avanti con i musei e con tutte le associazioni culturali del territorio e devo dire che stiamo imparando molto da queste iniziative.
L.M. | Cosa augureresti a Pedrali per i prossimi sessant’anni?
M.P. | Per i prossimi sessant’anni vogliamo continuare a puntare sulla sostenibilità, sul nostro impegno ambientale, ma sicuramente le principali sfide per il futuro sono quelle di trasmettere ai giovani l’heritage del saper fare italiano e di puntare sulla fabbrica come un Hub dove incontrare generazioni ed esperienze diverse. Mi piace pensare al Pedrali Pavilion disegnato da AMDL CIRCLE e Michele de Lucchi come un punto di incontro, nel quale creare relazioni, fare un lavoro di squadra, in cui l’empatia e la serenità possano creare veramente un luogo di lavoro stimolante e nel quale far nascere nuove, bellissime idee. Come dice mio padre Mario “se ci attorniamo di belle persone succedono tante cose belle”. Continueremo a porre le persone al centro nel nostro lavoro.
Per maggiori informazioni visita: www.pedrali.com