Luca Guadagnino

Il regista Luca Guadagnino ha da qualche anno avviato e strutturato uno studio di architettura d’interni che opera attivamente grazie a un gruppo di giovani, bravi, professionisti. Ogni progetto è un grande sforzo corale, in cui tanti strumenti devono giocare felicemente insieme.

Lo scorso anno, nel roboante primo Salone del Mobile post-pandemico, immerso in un clima innaturale al limite dell’isteria collettiva, mi hanno raccontato di un luogo quasi segreto, di una stanza inattesa che avrei dovuto visitare. Non avevo avuto altra informazione.

Era uno di quei pomeriggi assolati che dichiarano la primavera e la strada era inondata da una luce calda, quasi accecante. Mi avvicino all’ingresso e noto le vetrine, completamente oscurate, di quella che conoscevo come una galleria d’arte. Alla porta due ragazzi ben vestiti, come se dovessi entrare in un club privé. Penso alle solite esagerazioni da Salone e scosto un pesante tessuto per entrare. Mi trovo immerso in un luogo altro, fuori dal tempo, simmetrico e inquadrato da due camini che si guardano sulle pareti laterali opposte, incorniciate da una elegante boiserie organizzata attraverso un sistema di geometrie ritmate da listelle in legno. Ogni camino era centrato da una coppia di lampade da parete, mentre il soffitto e le pareti laterali erano trattate con pareti leggermente oblique di tessuto plissettato che aumentava la compressione verticale dello spazio.

La simmetria era solo superficialmente perfetta: i due camini erano risolti matericamente in maniera differente, uno di severo Ceppo di gré e l’altro in ceramica colorata; le due coppie di lampade Fontanarte erano diverse e così pure le geometrie delle pareti in legno. C’era un pensiero ossessivo, minuzioso, colto e pervasivo, che seguiva ogni dettaglio, rinforzando la percezione complessiva di questa stanza. C’era tanta, raffinata, storia dell’architettura d’interni europea degli anni Venti e Trenta, ma il risultato non era nostalgico.
Solo a quel punto ho chiesto di chi fosse il lavoro e ho scoperto che il regista Luca Guadagnino aveva, da qualche anno, avviato e strutturato uno studio di architettura d’interni che operava attivamente grazie a un gruppo di giovani, bravi, professionisti.

Per questa ragione e per la curiosità che questa scoperta ci aveva procurato, Platform ha deciso di dedicargli la copertina in occasione di questo nuovo Salone, che speriamo sarà differente, sapendo che studiolucaguadagnino, per quest’anno, si è preso una pausa dall’appuntamento milanese.

Ed entrando nel mondo complesso e composito di uno studio che è nato ed è seguito da un grande autore ma che, insieme, si appoggia e dialoga con tanti progettisti e artigiani, abbiamo deciso che questa volta non avremmo fatto la tradizionale intervista, ma che avrei scritto un testo critico per dare voce a tutte le anime dello studio e del suo lavoro.

Gli incontri non avvengono mai per caso, ma sono il risultato di una ricerca intima o di una intuizione profonda che prende improvvisamente corpo attraverso occasioni che facilitano scelte che forse abbiamo già fatto. E così l’incontro tra un importante imprenditore italiano, che vuole farsi casa ma che non trova l’architetto e le soluzioni adeguate, e Luca Guadagnino, interpellato per un consiglio e uscito progettista, illumina una strada che prende corpo con impressionante determinazione e lucidità. Lo studio parte nel 2016 insieme all’amico architetto e fotografo Giulio Ghirardi, che già lo aveva affiancato in alcuni dei suoi film, e rapidamente si struttura in un vero studio di progettazione in cui, nell’arco di pochi anni s’integreranno prima Stefano Baisi ed Eleonora Grigoletto e oggi, Nicolò Rosmarini, insieme a un gruppo di lavoro ben nutrito.

Al progetto residenziale di partenza su cui lo studio si è formato, seguono due negozi per Aesop a Roma e Londra, un altro locale per Redemption a Soho/NY e una serie di altre installazioni ambientali per la moda tra Roma e Venezia.
Ogni lavoro segue una sua traiettoria, un corpo a corpo con il luogo e una costante attenzione alla qualità assoluta del progetto che viene immaginato come opera d’arte totale, arrivando al disegno di ogni singolo elemento e dettaglio.

Ogni progetto ha un suo calore e domesticità. La materia usata parla con sincerità e i riferimenti di partenza, multipli e selezionati, sono impastati consapevolmente, al punto da generare manufatti e spazi originali ma, insieme, con la sensazione di essere stati abitati a lungo.

C’è la volontà di non essere consumati e di resistere a un tempo che tutto divora con poca grazia e attenzione. In questo i dettagli e i luoghi costruiti con i migliori artigiani diventano faglie intime di disturbo all’eccesso d’immagini ed emozioni che ci travolgono quotidianamente, regalandoci spazi impertinenti e garbati insieme, che hanno l’ardire di sopravvivere al tempo presente.
I progetti indicano un tempo giusto per decidere e insieme una visione forte, che immagina le azioni e i movimenti di corpi e desideri differenti lungo il tempo, rendendo ogni luogo accogliente, ma mai scontato. La sensazione che si prova guardando a questi lavori è quella della ricerca di una definizione fisica e formale di classico che non si faccia consumare malgrado l’avvicendarsi delle mode e degli stili, perché la qualità che ci viene offerta e che abitiamo resiste e ci avvolge con la sua personalità non aggressiva. C’è un senso di fermezza in molti dei dettagli che indicano la forza di una visione, senza per questo risultare arroganti: dai corrimano in metallo e cuoio utilizzati con frequenza, al pavimento in marmo stellato di Aesop Londra che si scontra con un monoblocco di materia semi-grezza accampato al centro di questo spazio così compresso, dalle boiserie in legno che celano aperture discrete, fino al trattamento sempre unico delle pareti.
La luce naturale ha un ruolo decisivo e viene amministrata con naturalezza e sapienza.

È inutile cercare un linguaggio comune quanto, piuttosto, ogni progetto è pervaso da un gusto e quella nozione di stile pontiano – e non solo – che accompagna e segna ogni luogo in cui il lavoro di studiolucaguadagnino insiste. Sarebbe stato troppo banalizzante cercare paralleli con l’opera cinematografica, ma quello che tutto accomuna sono gli occhi e la mente dell’autore, oltre che una sensibilità colta e consapevole che si impasta con la qualità dei professionisti che ha coinvolto, consapevole che ogni progetto è un grande sforzo corale in cui tanti strumenti devono giocare felicemente insieme.

 

Testo di Luca Molinari


Didascalie e crediti fotografici (dall’alto in basso)

– Ritratto di Luca Guadagnino – Foto © Filippo Romano
– Aesop San Lorenzo in Lucina, Rome – Foto © Giulio Ghirardi
– Aesop San Lorenzo in Lucina, Rome – Foto © Giulio Ghirardi
– Store Redemption’s, SoHo NY
– Store Redemption’s, SoHo NY
– Aesop, Picadilly Londra – Foto © Giulio Ghirardi
– Nomad Dedar, Venice
– Fendi Haute Couture
– Fendi Haute Couture
– Fendi Haute Couture

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