Un piccolo grande progetto di rigenerazione urbana

Si è tenuto l’8 maggio, a Roma presso lo Spazio Europa Experience-Davide Sassoli, il convegno promosso dalla società C-EVE “Nuovo Bauhaus Europeo e il modello di sviluppo turistico dei borghi culturali del Sud Italia nel ciclo di programmazione 2021-2027”. Durante l’incontro, che ha potuto contare sul coinvolgimento dei sindaci e delle autorità dei luoghi interessati e sugli interventi di Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNNR, di Roberto Occhiuto, Governatore della Calabria, di Andrea Messina, Assessore della Regione Sicilia, delle promotrici del progetto Carlotta Previti, esperta in politiche di coesione e Valentina Marciano, avvocato e consulente istituzionale in finanziamenti Ue e dell’arch. Maria Rita Udardi, è stato presentato un grande e articolato programma per la rigenerazione, la riqualificazione e il rilancio, insomma una sorta di Rinascimento, di oltre quaranta Borghi dalle importanti valenze storiche e culturali insediati tra Calabria e Sicilia e oggi purtroppo in avanzata fase di decadimento e spopolamento. Si tratta di un piano tutto italiano che ha l’obiettivo di promuovere in tali località un turismo consapevole, un accrescimento demografico di qualità e compatibile con le risorse esistenti e future, e l’insediamento di nuove attività imprenditoriali, sociali, culturali e artistiche attraverso una progettazione architettonica e microurbanistica basata su valori di bellezza, funzionalità e sostenibilità.

Carlotta Previti e Valentina Marciano si sono avvalse della valentia ideativa di Nick Maltese Studio, giovane e brillante realtà progettuale milanese assurta rapidamente a posizioni di leadership nel settore. I due co-founder dello studio, Nick Maltese e Fede Pagetti, hanno messo a disposizione le loro ben collaudate professionalità, competenze, immaginazione e creatività, con il prezioso supporto tecnico dell’arch. Udardi. Lo Studio si è confrontato con molta audacia e altrettanto raziocinio con le linee guida dell’operazione delineando soluzioni tanto ineccepibili per logica e razionalità architettonica e urbanistica, quanto impattanti sotto l’aspetto emozionale e della sorpresa. “Per questo progetto”, osservano, “abbiamo messo in gioco davvero tutto. Si tratta di un lavoro plurale e complesso, che, come è stato detto nel Convegno, mira a ridare smalto e slancio culturale, sociale, turistico ed economico a una quarantina di piccoli borghi e cittadine disseminati tra Calabria e Sicilia. Nel nostro caso lo fa avviando e stimolando, per il tramite di riqualificazioni, riusi, recuperi architettonici, urbanistici e paesaggistici mirati e non invasivi, un processo di trasformazione dei rispettivi territori che ha come obiettivo l’insediamento di nuove attività creative e culturali – dal design all’arte –, il ritorno di antiche professionalità, la ripresa dell’artigianato, un’agricoltura a km zero di altissima qualità, la nascita di nuove imprenditorialità e il loro coinvolgimento in un circuito di eventi di impronta culturale in senso lato a programmazione pluriennale. Avendo sempre in mente che ‘trasformazione chiama trasformazione’”.

Focalizzare i vari aspetti dell’iniziativa ha comportato un gran numero sfide progettuali: identificare i siti e le situazioni più adatti e potenzialmente rispondenti agli obiettivi del piano, cioè le cosiddette “zone laboratorio”, analizzare di ciascun intervento i fattori critici, storici, culturali, ambientali ed economici per definire le strategie operative più efficaci ed efficienti a magnificarne il contesto, ideare il concept, la pièce de résistance e il narratum di ognuno di essi basandosi in primis sulle sensibilità contemporanee, valutare le ricadute immediate e ipotizzare i costi e benefici economici e sociali futuri, e infine dettagliare e redigere i piani, gli elaborati, i render esplicativi, le relazioni progettuali.

C’è anche un livello di lettura più profondo. “Per dare forza espressiva a progetto”, ragionano Maltese e Pagetti, “abbiamo lavorato molto sul concetto di ‘iconismo architettonico’. Quella in cui viviamo è l’era dell’iconismo, ovvero, stando alla definizione della Treccani, “un mondo di segni che rimandano per somiglianza alla realtà denotata”, un linguaggio intessuto di simbolismi iconici che semplificano e rendono immediata la percezione che ‘dietro c’è dell’altro’. Serve a dare senso e significato aumentati all’intervento del progettista. Nel nostro caso abbiamo voluto instillare questa iconicità simbolica in contesti edilizi e urbani spesso trascurati, degradati addirittura abbandonati nel corso del tempo, trasformandoli così in feconde opportunità per esplorare nuove forme di espressione creativa e di innovazione architettonica. Il nostro progetto di trasformare borghi abbandonati in vivaci centri culturali nasce anche da tali considerazioni e si caratterizza per un approccio audace e visionario.”

Le opere progettate dallo Studio sono dunque pensate per divenire dei punti focali nell’ambiente urbano e non solo per la loro imponenza visiva, ma anche per la loro capacità di ispirare e guidare, di tessere il cambiamento del contesto in cui insistono, senza obliterarne la dimensione storica e di tradizione. Segnali dinamici di una antropologia culturale ancora in fieri, contribuiranno a definire una rinnovata identità dei luoghi, incarnando lo spirito creativo, le aspettative e le ambizioni della comunità in cui si inseriscono. Saranno veri e propri propulsori di attività sociali, culturali ed economiche, destinati a ravvivare e arricchire il tessuto urbano, ma soprattutto la vita delle persone che ne saranno le protagoniste.

Tanto più che i luoghi prescelti sono geograficamente e storicamente eterogenei, alcuni sulle coste e i litorali, altri sull’altipiano o in montagna, con un passato secolare, se non millenario alle spalle, oppure di recente costituzione. Dal canto loro gli interventi prefigurati non puntano tanto al recupero dei centri storici per il quale ci si può appoggiare a una vastissima letteratura, ma piuttosto comportano inedite ricuciture e risanamenti urbani e paesaggistici e nuovi stilemi architettonici, alludono e preludono a nuovi modi di usufruire, vivere e far vivere nella comunicazione e nella prassi i paesi interessati, battezzano nuovi tracciati e percorsi urbani, implicano nuove reti di servizi, nuove soluzioni di interior design, nonché la messa in scena di veri e propri storytelling sempre differenti. Vogliono insomma attivare dei veri “distretti creativi” elaborando i temi della residenza, della produzione, della formazione, supportati dalle persone che per essi lavorano e si interfacciano.

Per rendere tutto questo realtà, il progetto prevede il ricorso a forme architettoniche ardite, mai però fini a se stesse, che prendono spunto e riformano con sensibilità contemporanea la lezione di molte correnti e movimenti del passato e del presente; a materiali tradizionali del posto e innovativi, in ogni caso ecosostenibili, a volumetrie, colori, finiture in armonia con il paesaggio urbano prossimo e pure con quello naturale più distante, a soluzioni spaziali, tecnologiche ed energetiche all’avanguardia: il tutto nel segno di quella ‘contemporaneità storica’ che innerva l’intero progetto. Un complesso di input costruttivi e concettuali che hanno l’intento di rendere questo progetto di rinascimento di borghi e cittadine “dimenticati”, minori che però minori non sono, un manifesto e un modello per futuri interventi in altre aree geografiche del Paese e pure nel mondo.