9999 very bad architects

Il gruppo 9999 (Birelli, Caldini, Fiumi, Galli) costituisce insieme a Archizoom, Superstudio, UFO, Zziggurat e Gianni Pettena il ramo fiorentino della Neo-Avanguardia Architettonica italiana, altrimenti definita Architettura Radicale. Dal 1968, con lo scopo di ridefinire i linguaggi disciplinari e il ruolo dell’architetto, il 9999 sperimenterà una forma architettonica in grado di fondere le potenzialità dei media elettronici con l’iconografia Pop, la cultura underground e la musica rock, lavorando per l’istituzione di una personale autarchia in cui poterla applicare. La discoteca Space Electronic di Firenze, costruita e gestita direttamente dal 9999, diventerà questo spazio autonomo di intervento, libero e autogestito. L’architetto, grazie ad essa, non lavora più su commissione, la progettazione riguarda solo la sua personale realizzazione e la soddisfazione delle sue ambizioni. Sono così aboliti i ruoli specialistici, l’architetto è progettista, ma anche costruttore e gestore dell’architettura. Sulle pagine di Architectural Design, Carlo Caldini afferma con ironia i contenuti della propria rivoluzione: “Eravamo pessimi architetti. Non avevamo clienti. Non saremmo riusciti ad andare avanti e quindi abbiamo aperto una discoteca per poterci mantenere. […] I pochi soldi che riusciamo a guadagnare ci permettono di fare ciò che vogliamo come architetti”. A partire dal 1971, coerentemente con le nascenti correnti ecologiste, il 9999 inaugurerà una serie di riflessioni sul rapporto fra tecnologia e ambiente. La “distruzione dell’oggetto” perseguita dall’Architettura Radicale è per il 9999 il tentativo di risolvere tutti gli strumenti di supporto alle attività umane, e quindi l’architettura stessa, in una forma tecnologica perfezionata che ne annulli il pesante impatto ambientale e che sia, allo stesso tempo, il tramite per un ritorno alla vita in contatto e in equilibrio con la natura.

Un manifesto pre-ecologico di cui il bosco computerizzato pensato come aula per la “Nuova Università di Firenze” e la “Vegetable Garden House” realizzata per la mostra “Italy: The New Domestic Landscape” – in scena al MoMA nel 1972 – sono gli strumenti d’attuazione. La “casa-orto” esposta a New York consiste in un singolo dispositivo tecnologico da produrre su scala globale, un arredo per l’inserimento dell’elemento naturale all’interno dell’ambiente domestico, provocandone una trasformazione progressiva e radicale, in altre parole il cambiamento del piccolo quotidiano per la trasformazione dei comportamenti collettivi. La volontà di proporre una riconfigurazione globale dell’assetto sociale, senza però dover accettare il compromesso della visione utopica, si tradurrà, negli ultimi anni di attività del gruppo, nello studio dell’evento mediatico e dei moderni canali di informazione. Già con le proiezioni su Ponte Vecchio, il 9999 aveva sperimentato le effettive possibilità dell’happening nello stimolare nuove modalità d’uso dello spazio, e quindi nuovi comportamenti da parte dei fruitori. I grandi fenomeni mediatici degli anni Sessanta e Settanta, come la guerra del Vietnam, hanno poi confermato la capacità dei mass media di influenzare i sentimenti popolari su vastissima scala. La forza simbolica dell’evento mediatico e il suo raggio d’azione potenzialmente illimitato sono eletti dal gruppo 9999 come nuovi strumenti progettuali validi per un effettivo recupero di un ruolo positivo della pratica architettonica. Con la progettazione del “Meeting fra Mao e Nixon a Graz” in occasione di Trigon 71 o con la traduzione in formato audiovisivo del Cantico delle Creature di San Francesco – da diffondere con l’ausilio del mezzo televisivo – l’architettura arriva all’ultimo definitivo stadio di evento mediatico. La soluzione del 9999 è quindi di recuperare un messaggio virtuoso dal passato, i cui contenuti siano universali, validi per qualsiasi epoca perché intimamente legati alla natura dell’uomo e alle sue relazioni, utilizzandolo per promuovere un cambio di atteggiamento nei confronti dell’ambiente.

Story . Marco Ornella