Architettura come narrativa

L’architettura, come la letteratura, può essere interpretata come un atto narrativo: ogni spazio è una pagina, ogni dettaglio una parola. In questo senso, l’appartamento Quoi l’éternité, progettato da studio Falù, si presenta come un’opera di riscrittura architettonica. Con una superficie di 160 mq, questa residenza si pone come un luogo di dialogo tra passato e presente, dove il progetto di ristrutturazione non è solo un atto tecnico, ma un processo culturale e poetico.  

La riflessione teorica che accompagna questo intervento si radica nella consapevolezza che gli abitanti delle case siano tanto autori quanto protagonisti della narrazione spaziale. Gli architetti, in questo contesto, assumono il ruolo di mediatori, guidati dalla memoria del luogo e dalla potenza espressiva della materia.  

Ristrutturare una casa con una memoria storica implica un’attenta analisi del passato, non per replicarlo, ma per astrarne l’essenza. Questo processo richiede la rimozione del superfluo, un gesto che ricorda l’atto della scultura: liberare la forma dalle sovrastrutture per esaltare l’essenza. Come suggerito da Jorge Oteiza, il passato e la memoria non si rivelano nei dettagli minuziosi, ma emergono attraverso l’astrazione e il contatto con la materia.  

Nell’appartamento Quoi l’éternité, la storia del luogo si manifesta attraverso la scelta di conservare e restaurare i pavimenti originali. La patina delle superfici, le imperfezioni e la texture dei materiali sono i veri depositari della memoria, elementi che connettono l’abitazione alla sua eredità architettonica e culturale.  

La relazione tra storia e materia è qui espressa in modo silente ma intenso. Gli spazi ristrutturati, come bagni e cucina, presentano superfici in microcemento, un materiale scelto per la sua omogeneità visiva e la sua capacità di porsi come sfondo neutro per le superfici storiche. Il microcemento non è solo un elemento funzionale, ma un medium narrativo che lega antico e contemporaneo in un dialogo coerente.  

La scelta cromatica rafforza ulteriormente questa narrazione. I toni delle resine si armonizzano con la pavimentazione in marmo palladiano del corridoio, creando un gioco di complementarità con l’esterno: il terracotta richiama il verde delle palme nel cortile ottocentesco, mentre il cipria si lega al verde scuro degli alberi sempreverdi visibili dalla stanza delle bambine. Questo rapporto cromatico non solo unifica gli interni, ma invita lo sguardo verso l’esterno, integrando la dimensione naturale nella composizione spaziale.  

Ogni spazio della casa rivela un racconto stratificato, dove passato e nuove visioni si intrecciano. L’architettura diventa il medium attraverso cui queste storie trovano espressione. La scelta di preservare gli elementi storici, come i pavimenti, e di intervenire con materiali contemporanei, come il microcemento, riflette un approccio progettuale che non cerca di dominare il passato, ma di dialogare con esso.  

Gli spazi abitativi assumono così un ruolo attivo nella narrazione: il corridoio, con la sua pavimentazione originale, diventa una linea temporale che collega le diverse aree della casa; la cucina e i bagni, con le loro superfici moderne, rappresentano il presente che si adatta alle esigenze contemporanee senza rompere il legame con la storia.  

Come una riflessione sull’atto stesso di abitare e sulla dimensione narrativa dell’architettura, il progetto di Arnouva elaNandez ci invita a considerare gli spazi domestici come romanzi scritti a più mani, dove abitanti e progettisti collaborano per creare un racconto unico.  


CREDITI

Progetto: Quoi l’éternité
Studio: studio Falù
Luogo: Milano, Italy
Anno: 2022
Foto: Simone Furiosi