Il 26 novembre, in occasione della commemorazione del trentennale dell’alluvione del 1994 che devastò il Piemonte, la città di Alessandria inaugura un nuovo spazio pubblico, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si tratta di un gesto progettuale e artistico di grande pregnanza simbolica, ideato per preservare il ricordo delle vittime e celebrare l’operato dei volontari e delle istituzioni che, con spirito di solidarietà e sacrificio, intervennero per mitigare i danni e salvare vite umane.
L’intervento si configura come un piccolo ma significativo landmark in prossimità della Cittadella di Alessandria, a pochi passi dal Ponte Cittadella di Richard Meier. Ideata dall’artista Danilo Trogu in collaborazione con Alfonso Femia e il suo Atelier(s), l’opera non assume il carattere tradizionale di un monumento commemorativo, ma piuttosto si presenta come una “traccia discreta,” un segno evocativo radicato nella memoria collettiva e nel contesto urbano. La scelta progettuale rifugge l’incombente monumentalità per abbracciare una dimensione più intima e relazionale, con l’intento di custodire non solo il ricordo di un tragico evento, ma anche i valori umani di generosità e resilienza.
La geometria dell’opera, semplice e rigorosa, occupa una superficie di 240×480 cm e raggiunge un’altezza di 1,20 m, dimensioni che la rendono percepibile nella sua interezza da chi si trova sul lungofiume. Il rivestimento in gres porcellanato, gentilmente donato da Casalgrande Padana, contribuisce a conferire all’intervento un carattere tattile e cromatico che dialoga con il paesaggio circostante. Il lato superiore, decorato con smalti blu e marroni, rappresenta simbolicamente le onde e il fango dell’alluvione, sulle quali sono adagiate piccole case di ceramica smaltata, alcune delle quali sembrano sommerse, in una narrazione plastica che restituisce il dramma dell’evento.
Uno degli aspetti più delicati e profondi dell’opera risiede nella scelta di incidere sulla superficie verticale i soli nomi di battesimo delle vittime, escludendo i cognomi. Questa decisione, voluta da Trogu, è finalizzata a restituire un’identità emozionale più forte e universale, capace di resistere al tempo e di risuonare nella memoria collettiva. I nomi, così spogliati della loro connotazione anagrafica, si elevano a rappresentare una dimensione intima e universale, quasi poetica, della tragedia.
L’opera non è solo un richiamo alla memoria storica, ma si pone come un monito drammaticamente attuale rispetto ai cambiamenti climatici e alle loro conseguenze sui territori urbani. Il contesto italiano del 2024, segnato da oltre 1900 eventi meteorologici estremi secondo l’Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari (ANBI), rende evidente l’urgenza di affrontare le sfide legate alla gestione delle risorse idriche e alla prevenzione delle emergenze climatiche.