Prato, Uno spazio aperto al confronto, laboratorio di possibilità e strumento fondamentale per portare sempre più il museo a incontrare la città e i suoi cittadini: è il nuovo Urban Center all’interno del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, attivo da sabato 20 novembre 2021. Fortemente voluto da Comune di Prato e Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana e progettato dal collettivo Fosbury Architecture guardando alle best practice europee e globali, Urban Center è un laboratorio permanente, un osservatorio sulle trasformazioni urbane, uno spazio per accogliere installazioni immersive, un teatro, un playground per sensibilizzare alla sostenibilità. Un’opera adibita ad arte e cultura per i cittadini e un nuovo centro familiare che dia valore alla comunità di Prato con un’ampia offerta di attività
Lo spazio sarà una piattaforma per contenuti multimediali, una vetrina per la città e molto altro: un luogo vivo di dibattito culturale con mostre ma anche eventi, convegni e webinar. Urban Center è composto da una grande tenda isolante e fonoassorbente – il cui tessuto, ideato in collaborazione con aziende del territorio, è un omaggio alla grande tradizione tessile della città, uno spazio progettato per essere flessibile e camaleontico. Per l’opening verrà ospitato, nel suo spazio camaleontico, il primo allestimento temporaneo Osservatorio Prato 2050, curato da Fosbury Architecture e dedicato ai progetti attivi nella città di Prato e ai network locali e internazionali che ognuno di essi attiva.
Una grande rete di attività che restituisce la visione complessa e molecolare dei progetti in campo, un allestimento che testimonia l’intento di far sì che l’Urban Center sia l’HUB di questi network, funzionale anche a crearne di nuovi. A corredo della mappa testuale, viene presentato un saggio fotografico realizzato ad hoc per l’apertura di UC da Piercarlo Quecchia e Alessandro Saletta – DSL Studio, il quale racconta attraverso 25 scatti una sorta di Prato dietro le quinte. Una visione della città fabbrica aggiornata al XXI secolo che si esplicita nella relazione tra spazi di produzione e natura incontaminata, tra tradizione e innovazione, tra preesistenza e nuovi luoghi di sperimentazione