Dal 14 giugno al 25 settembre 2024 lo Spazio Extra del MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma accoglie Nuove avventure sotterranee, mostra a cura di Alessandro Dandini de Sylva che raccoglie gli scatti di Stefano Graziani, Rachele Maistrello, Domingo Milella, Luca Nostri e Giulia Parlato. Ghella – la più antica azienda italiana di grandi infrastrutture – commissiona così, ad uno tra i più interessanti autori della fotografia italiana contemporanea, una nuova campagna fotografica per il museo romano.
Alessandro Giuli, Presidente Fondazione MAXXI: “Siamo felici di accogliere nuovamente al MAXXI l’illuminante progetto di committenza fotografica di Ghella, frutto di una visione ambiziosa e coraggiosa che vede nella cultura un importante strumento di crescita istituzionale.
Nuove avventure sotterranee rappresenta un’ulteriore tappa nel rapporto pluriennale tra il MAXXI e Ghella, coronato dalla generosa donazione di 48 opere fotografiche entrate a far parte delle Collezioni del Museo: un esempio virtuoso di alleanza tra pubblico e privato finalizzata al sostegno della creatività”.
“Nuove avventure sotterranee – spiega Federico Ghella, Vicepresidente di Ghella – è il secondo capitolo di un progetto che vuole raccontare la nostra realtà attraverso lo sguardo libero di un gruppo di artisti italiani. Questo investimento culturale ci ha permesso di esportare cultura, oltre alla nostra competenza ingegneristica, nel mondo e ha saputo ridisegnare l’intero immaginario di Ghella. Sfogliando le immagini di questa raccolta mi accorgo di quanta bellezza possa celarsi nelle nostre avventure quotidiane.”
Per Nuove avventure sotterranee i cinque fotografi scelti hanno documentato liberamente la nascita di grandi opere in Italia, Canada, Argentina, Australia e Nuova Zelanda. Il percorso di mostra comprende oltre cento immagini: quelle degli artisti che hanno osservato e interpretato le infrastrutture, lasciando una “distanza poetica” tra i cantieri e la loro rappresentazione, e quelle provenienti dagli archivi di Ghella, che documentano infrastrutture realizzate tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Duemila. In questo modo risulta evidente la differenza, che sta tutta nel linguaggio, dei due corpus fotografici: se in quelle degli archivi, scattate da ingegneri e tecnici, si riconosce una certa estetica inconsapevole, in quelle di Graziani, Maistrello, Milella, Nostri e Parlato, l’osservazione è il punto di partenza per una serie di riflessioni sui cliché della rappresentazione, sull’ambiguità del documento fotografico, sullo scavo come lettura di aspetti intangibili del paesaggio, sul simbolismo della caverna, sull’astrazione e molto altro.
Tra vedute di cantieri e città alternate a reperti fossili o componenti meccanici, piante tropicali e paesaggi rocciosi, operai al lavoro e animali notturni, la distanza che gli autori hanno lasciato tra loro e le infrastrutture è lo spazio della ricerca, il contesto in cui riconsiderare e rigenerare l’immaginario della fotografia aziendale, intravedendo nuove possibilità di racconto.
Per maggiori informazioni visitate il sito www.maxxi.art.