RAK-Valet è il nuovo progetto bagno che racconta la storia inedita di Patrick Norguet per RAK Ceramics, l’espressione di un talento che capisce le situazioni, dove i contesti diventano soluzioni funzionali e durature. Un insieme di visioni, disegni, forme esclusive e ritmi veloci che portano a soluzioni inaspettate, tratto distintivo dell’approccio del designer francese ad ogni sua creazione.
L’abbiamo incontrato per scoprire di più su questa nuova collezione.
– Com’è nata la tua collaborazione con RAK Ceramics?
Come sempre, attraverso un incontro! Sono stato contattato da Davide Cesca, responsabile del design del marchio, poi ci siamo incontrati in Italia durante la fiera CERSAIE di Bologna. Il desiderio di collaborare insieme e disegnare una collezione per RAK è stato immediato.
L’importanza del marchio offre una grande padronanza del processo di sviluppo e una forza di distribuzione, che è molto motivante per un designer!
– Cosa ti ha ispirato per la creazione della linea RAK Valet?
Comincio sempre a disegnare eliminando i miei riferimenti per iniziare con una “pagina bianca”. Poi cerco di capire il contesto e la portata del progetto: un marchio, le persone, i processi, le macchine, i materiali, un mercato, ecc., insomma tutto ciò che mi permette di definire una strategia.
Poi comincio ad abbozzare assi creativi e varie direzioni filtrate dalle mie percezioni, che sono la base dell’inizio del mio lavoro.
È ogni volta una nuova avventura, un meccanismo che si svolge dentro di me ma che non si basa su nessun approccio logico o cartesiano: posso dire che è la creazione “allo stato grezzo”. Poi, un lavoro di eliminazione ha luogo per sbarazzarsi di ciò che è inutile, per trovare la “nota giusta” e per rispondere in modo pertinente ai bisogni del mio cliente.
– Come mai hai scelto proprio questo nome?
“Al servizio di… ” Rak-Valet è semplicemente una collezione al servizio del suo utilizzatore, con forme generose e funzionali che accompagnano i riti legati al suo utilizzo.
– Come definiresti RAK Valet in 3 aggettivi?
Elegante, senza tempo, trasversale.
– In che modo il design può influire nella vita quotidiana delle persone?
Il design ha senso solo se ha un’utilità. Deve essere innovativo, utile, estetico, comprensibile, onesto, discreto e sostenibile…. Per citare Dieter Rams: “Un buon design è il minimo design possibile”. Un oggetto che ha senso può influenzare la nostra vita quotidiana; è anche una questione di cultura e di educazione.
– È celebre la tua capacità straordinaria di concretizzare al meglio le volontà e i desideri delle aziende con le quali collabori: qual è il tuo segreto?
Non ho segreti, è tutta una questione di lavoro e di impegno. Mi piace un lavoro ben fatto. È anche una questione di auto-esigenza, un rigore… Penso di avere un difetto, è essere un perfezionista! Ma un buon design deve essere accurato, fino al più piccolo dettaglio, non bisogna lasciarsi andare a nulla….