Nella cornice ottocentesca del Park Hyatt Milano, Flaviano Capriotti Architetti omaggia Milano, riprendendo l’eredità dei Maestri del dopoguerra e i materiali della tradizione, disegnando ambienti il cui lusso è discreto e senza tempo.
L’architetto dà così vita a un racconto contemporaneo sull’eleganza milanese, firmando il progetto delle nuove camere, tra cui meritano una menzione speciale le tre Signature Suite – Duomo, Montenapoleone e Brera – e le Suite Solferino e Fiori Chiari.
Al centro dell’intervento di riqualificazione ci sono Milano e la milanesità, a sottolineare il profondo legame del Park Hyatt Milano – che ha appena festeggiato i suoi primi vent’anni – con la storia e la cultura della città.
«L’hotel si trova in un tessuto urbano piuttosto fitto, con una vista molto bella sulla Galleria, permettendo agli ospiti di vivere in un guscio, al centro della città, ma protetto dal mondo esterno», spiega l’architetto Capriotti.
La Suite Brera si trova al piano nobile dell’hotel, mentre le Suite Montenapoleone e Duomo, collocate al sesto piano, grazie ai loro terrazzi si aprono direttamente sul cielo in linea con gli altri tetti della città.
«Questo scorcio di azzurro, che a Milano ha delle varianti cromatiche uniche, dal ceruleo grigio al rosso ambrato, mi ha ricordato un passo dei “Promessi Sposi” nel quale Renzo, in fuga da Milano, si rifugia in un casolare in campagna e, svegliandosi la mattina si ritrova a vivere la luce dell’alba» – racconta l’architetto e prosegue – «ad accoglierlo c’è il cielo terso: un passaggio che ho sempre amato per la straordinaria capacità registica di Manzoni, che trasforma un testo scritto in un’immagine vivida e potente. Il senso di pace di quelle righe, circonfuso dall’amore per il panorama lombardo, è stato il punto di partenza nel viaggio che mi ha condotto alle Suite».
Entrando nelle tre Signature Suite ci si trova immersi in spazi ariosi, avvolti da nuance morbide e accomodanti, in cui un materiale caldo e accogliente come il legno massello di rovere scuro spazzolato traccia i vari ambienti, alternato al pregiato marmo Verde Alpi. Oltre agli arredi realizzati su disegno dall’architetto Capriotti, spiccano pezzi di design firmati da Franco Albini, Luigi Caccia Dominioni, Angelo Mangiarotti, Gio Ponti, Ignazio Gardella ed Enzo Mari.
In tutte le Suite nuance neutre lasciano spazio ad occasionali tocchi di giallo e arancio, a ricordare le venature del cielo all’alba e al tramonto, con l’aggiunta ricorrente del verde petrolio.
Un tema fondamentale è quello dell’illuminazione: “la qualità della luce ha un’importanza critica, deve essere calda e generare le ombre e gli accenti giusti: un sistema d’illuminazione non si dovrebbe percepire, proprio perché deve avvolgere gli ospiti in modo soffuso, puntuale e naturale”, spiega l’architetto.
Nelle Suite all’ultimo piano l’architetto Capriotti ha definito una zona ibrida tra interno ed esterno, disegnata per essere riconoscibile: «il suo soffitto è in legno, a differenza degli altri presenti nell’appartamento, come se fosse una cellula di spazio esistente tra il dentro e il fuori» spiega.
Collocate al sesto e ultimo piano dell’hotel, le Suite Montenapoleone e Duomo sono dotate di terrazzi e soggiorni concepiti con ampie parti a veranda per poter godere anche all’interno della loro atmosfera rilassata.
Ritenendo che “ogni funzione abbia bisogno del suo spazio, di simmetrie, di assi visivi”, l’architetto ha tracciato un layout chiaro e funzionale: da un lato nelle Suite si apre la zona living, dall’altro c’è l’accesso diretto ai terrazzi che, in pieno stile Park Hyatt, consentono all’ospite di vivere nel centro di Milano, ma con discrezione, trascorrendo serate all’aperto circondati da confortevoli sedute e divani oltre che da un verde rigoglioso.
Per maggiori informazioni visitate il sito www.flavianocapriotti.it.
Foto di Filippo e Andrea Tagliabue